Il Gomito del Tennista (J. Ratini)

Mi dice: “Un tempo ero un giocatore di tennis professionista.

Non ho perso una gara per tre anni consecutivi.

Avevo il miglior rovescio di tutta la città.

Anche il servizio non era male: un ace su dieci battute, in media.

Ho vinto coppe e tornei, singoli e in doppio.

Avevo una lunga carriera davanti a me.

Poi la mia compagna è rimasta incinta, mia madre si è ammalata di polmonite

e mio fratello è partito in guerra.

In casa avevano bisogno di me e sai le priorità, le responsabilità…

Così dovetti rinunciare al tennis ed entrai in fabbrica.

Ho ripreso a giocare dopo la pensione.

Ora ho molto tempo a disposizione.

Mi sono iscritto a un circolo.

E vedo questi giovani belli, abbronzati, palestrati.

Puntano tutto sulla forza ma gli manca l’agilità  e lo scatto

Li vedi sulla terra battuta, composti, che si sistemano i calzoncini: non vogliono sporcarsi né affaticarsi.

Pensano che giocare a tennis significhi spedire con forza la palla dall’altra parte della rete, senza logica né intelligenza.

Vengono a giocare scortati da quei macchinoni.

Io andavo a giocare in bici, loro vengono al campo col suv.

E poi sono sempre accompagnati da belle ragazze.

Le portano a vedere come giocano e ogni tanto dagli spalti una di loro urla:

“Vai amore, sei davvero forte!” e loro sorridono compiaciuti.

Domenica scorsa ne ho sfidato uno: 70 anni io, 30 lui.

L’ho fatto nero: 6-1, 6-1, 6-1. Gli ho concesso un game per set, tanto per farlo contento.

Dopo la prima mezz’ora la sua ragazza, in tribuna, non urlava più.

A fine partita si è avvicinato e mi ha detto:

“ Vedo che la fortuna non ti ha ancora abbandonato. La prossima la vinco io, stanne certo!”.

Non c’è mai stata una prossima. Non ha più messo piede in quel circolo.

Poi la mattina dopo ho cominciato ad avvertire uno strano dolore al gomito e il dottore mi ha spedito in questa palestra a fare dei noiosi esercizi con questi macchinari.

Pensano che sia vecchio e che debba fare solo dei movimenti leggeri e dolci perché i miei muscoli sono meno elastici e le mie articolazioni più fragili.

Dicono che il tennis non è adatto a me, che dovrei cambiare sport e fare acquagym.

Vogliono che smetta. Un’altra volta.

Non capiscono nulla questi dottori: io il tennis ce l’ho nel sangue.

Se mi avessero visto, quella domenica, battere il bellone non parlerebbero così.

L’ho fatto nero: 6-1, 6-1, 6-1. Gli ho concesso un game per set, tanto per farlo contento.”.

 

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